PRAGA E IL PCI

di Riccardo Terzi, senza firma

Il tentativo di ricreare il clima della crociata anticomunista, utilizzando in questo senso i gravi fatti della Cecoslovacchia, non è riuscito.

Si sono adoperati tutti i mezzi a disposizione, e soprattutto la RAI-TV ha dato prova di uno zelo eccezionale, perdendo ogni senso della misura; ma, alla fine, è risultato evidente che i tempi delle crociate sono finiti.

Non abbiamo nessuna intenzione di minimizzare la gravità degli avvenimenti, e del resto tutti conoscono il giudizio espresso dal nostro partito, ma, di fronte agli appelli patetici, alle solenni dichiarazioni e alle condanne risolute di certe forze cosiddette “democratiche”, tutti hanno avvertito l’incoerenza e lo strumentalismo.

Proprio quelli che tanta insensibilità e cinismo hanno dimostrato per la tragedia del Vietnam pretendono oggi di rappresentare gli ideali della libertà e dell’indipendenza nazionale?

È per questo motivo, per questa prova così sfacciata di strumentalismo e di doppiezza, che il tentativo di crociata non ha avuto successo; i lavoratori, invece, hanno capito ed apprezzato la posizione dei comunisti, che è l’espressione di un dissenso, di una critica, ma condotta sul terreno dell’internazionalismo proletario, senza nessuna concessione all’antisovietismo.

Fallita la linea dell’attacco frontale, è affiorata nella stampa “d’informazione” una linea più duttile: pur ribadendo la condanna dell’intervento militare, si spiega la necessità di quanto è avvenuto, data l’esistenza dei blocchi militari contrapposti.

Certo, i blocchi esistono, sono una realtà concreta, ma la nostra posizione non può essere di rassegnazione, di accettazione passiva della logica dei blocchi.

Nella conferenza dei partiti comunisti a Karlovy Vary si era indicata una linea di politica internazionale volta alla dissoluzione dei blocchi militari; ed è proprio nel nome di questa linea che noi critichiamo l’intervento in Cecoslovacchia, che ha come risultato quello di cristallizzare la divisione del mondo in due blocchi contrapposti, rendendo così più difficile la lotta del movimento operaio all’interno delle società capitalistiche.

I redattori dei giornali borghesi sperano di dare un colpo agli ideali del socialismo, dimostrando che nel mondo contemporaneo non vi è altro che la politica di potenza, ma noi rifiutiamo questa conclusione, e ci avviamo a condurre una grande campagna di lotta per lo scioglimento dei blocchi militari, per la coesistenza pacifica, perché in tutto il mondo possa affermarsi l’effettiva volontà dei popoli, l’ansia di rinnovamento che li pervade, nella convinzione che l’effettivo esercizio dell’autodecisione non potrà che spostare l’equilibrio mondiale a favore del socialismo.

Questa è la nostra posizione, e chi ci accusa di doppiezza e di tatticismo, non ha capito nulla della nostra linea politica, o finge di non capire.

Fingono di non capire i redattori del Luce, per i quali ci sarebbe contraddizione tra la nostra presa di posizione sui fatti cecoslovacchi ed il rifiuto dell’antisovietismo.

Fingono di non capire anche i compagni socialisti, autori di un volantino che inneggia, rispolverando il vecchio linguaggio anarchico, al “socialismo libertario” e che ci accusa di opportunismo per la nostra ribadita posizione internazionalista, per il fatto che continuiamo ad essere coerentemente comunisti, legati a tutto il movimento operaio internazionale. Questi inviti, non certo disinteressati, a rompere i ponti della solidarietà internazionale, a passare d’altra parte della barricata, noi non li accetteremo mai proprio perché non siamo opportunisti.

La nostra posizione politica, che è di ferma riprovazione per l’intervento dei Paesi del patto di Varsavia, ha il valore di uno stimolo per il movimento comunista, per i Paesi socialisti, perché possa essere non più debole, ma più coerente e decisa la lotta comune contro l’imperialismo.



Numero progressivo: G92
Busta: 7
Estremi cronologici: 1968, 6 settembre
Autore: Riccardo Terzi
Descrizione fisica: Pagina quotidiano
Tipo: Scritti
Serie: Scritti Politici - PCI -
Pubblicazione: “Nuova Sesto”, 6 settembre 1968