DIRETTIVA SEVESO

Convegno Associazione Ambiente e Lavoro - novembre 1987

Conclusioni di Riccardo Terzi – Presidente Associazione Ambiente e Lavoro

Io credo anzitutto di poter dare una valutazione molto positiva sull’andamento del convegno di oggi, che ha corrisposto pienamente all’obbiettivo che ci eravamo dati di un confronto aperto con le forze politiche, con le forze sociali e con le istituzioni, tentando, come abbiamo spiegato nelle introduzioni, di costruire una convergenza di massima, che tenga ovviamente conto delle inevitabili accentuazioni diverse presenti nel nostro dibattito. Mi sembra che nel corso della giornata di oggi gli elementi di convergenza siano stati molto evidenti, che abbiamo una base abbastanza solida da cui partire.

Sulla proposta che è stata presentata a nome dell’associazione c’è stato da parte di tutti un atteggiamento positivo, la convinzione che questa sia la strada giusta. Ciascuno ha poi aggiunto, con accenti diversi, una serie di osservazioni, alcune anche molto particolari, di dettaglio, che dovremo valutare. Io da questo punto di vista non intendo tirare delle conclusioni, dare un parere conclusivo su ciascuno dei punti sollevati durante il dibattito. Ci riserviamo come associazione di fare nei prossimi giorni un esame attento di tutto il materiale del convegno, delle varie osservazioni, delle varie proposte, dei suggerimenti, anche delle osservazioni critiche, per giungere a un perfezionamento della proposta. D’altra parte l’iter del recepimento della direttiva Seveso non dipende da noi. L’associazione Ambiente e Lavoro ha fatto una proposta che si rivolge ai governo e alle forze politiche. Comunque possiamo perfezionare la nostra proposta, fare un supplemento rapido di riflessione in modo che poi questa proposta, una volta resa definitiva, possa essere ulteriormente valutata nelle sedi politiche, da parte del governo che dovrà fare il primo atto di presentazione di una proposta di recepimento della direttiva Seveso, da parte dei gruppi parlamentari nelle commissioni competenti.

Mi pare che sui punti politici decisivi ci sia stato un chiarimento sufficiente. In particolare c’è il problema del tipo di strumentazione da adottare per quanto riguarda l’attuazione della direttiva. Nella discussione si e riproposto questo tema con molte osservazioni condivisibili. D’altra parte, noi abbiamo chiarito che non abbiamo un’impostazione centralistica: abbiamo tentato, lavorando sui testi attualmente esistenti, sui progetti di legge fin qui presentati dal governo e dai partiti, una sintesi politica praticabile cercando di attenuare un’impostazione centralistica che era largamente presente in tutti questi testi. E ci siamo sforzati di aprire comunque uno spazio maggiore agli organi del potere locale, perché, l’hanno detto in molti, una soluzione tutta centralizzatrice finirebbe per determinare un rigonfiamento burocratico e un’ulteriore inefficienza sul piano operativo.

La preoccupazione di evitare una soluzione centralizzata, burocratica, è una preoccupazione che noi sentiamo con molta forza. Se nel dibattito tra le forze politiche siamo in grado di fare degli ulteriori passi in avanti, di modificare anche più sensibilmente l’impostazione della legge, benissimo. Abbiamo sentito ora da Giovanni Berlinguer alcune osservazioni che modificano parzialmente le posizioni precedenti del Partito comunista e riflessioni analoghe sono state presenti in altri interventi. Io credo quindi che vada fatto il massimo sforzo perché la ricerca di un’intesa politica nei tempi di urgenza che sono comunque necessari, dia luogo ad una sintesi che sia la più lontana possibile da un’impostazione centralizzatrice e che dia il massimo spazio al decentramento, alla partecipazione, alla responsabilizzazione degli organi di governo locale. In questo senso va considerata la proposta, fatta dall’assessore della Provincia Serangeli, di un ulteriore momento di approfondimento con il sistema del governo locale provincia, regione, comuni. Credo che possiamo concordare e studiare le modalità per un ulteriore approfondimento, per vedere meglio, nel quadro politico generale che stiamo affrontando, tutta la questione dei ruoli e delle responsabilità del sistema del governo locale.

Tra l’altro noi da tempo stiamo valutando se vi sia la possibilità di una qualche riflessione, di una qualche analisi più approfondita proprio sul problema delle competenze. Non so se riusciremo a produrre dei risultati, perché più affrontiamo questi problemi e più vediamo che il problema delle competenze è un problema scottante: qui non ci sono soltanto situazioni complicate, ma ci sono contrapposizioni. Scontri tra i vari pezzi dell’apparato dello stato; organi centrali dello stato, organi periferici, regioni, comuni, province. Mettere ordine in questo campo è un’impresa sicuramente molto difficile Tra l’altro – lo ricordava Pavanello – una delle ragioni (certo non l’unica, ma una delle ragioni) per cui abbiamo avuto questo incredibile ritardo nel recepimento della direttiva comunitaria è appunto questa lotta di competenze, o meglio di incompetenze (come suggerisce Giovanni Berlinguer), tra i vari ministeri, tra i segmenti della burocrazia statale. È un nodo molto complicato, dove è difficile mettere mano. Io credo però che uno sforzo vada fatto per proporre una linea di riforma dello stato, nel senso di un decentramento dei poteri e nel senso di un riordino delle competenze che consenta di avere un quadro di certezze maggiore di quello che non abbiamo attualmente.

Un altro aspetto che abbiamo sottolineato è la necessità di momenti di partecipazione delle forze sociali, di concertazione, se così si vuol dire, nella distinzione dei ruoli. Non credo che il sindacato debba diventare altra cosa da quello che è. debba diventare una specie di organo istituzionalizzato. C’è però la necessità di momenti di confronto e di partecipazione. In questo campo, è evidente che un confronto sistematico con le forze sociali, con il movimento sindacale e con le organizzazioni imprenditoriali, consente di affrontare i problemi dell’ambiente nei loro termini reali, a partire dalla sicurezza degli impianti, dalle caratteristiche concrete dei cicli produttivi.

Io non ho capito bene il ragionamento di Vertemati per cui il sindacato non dovrebbe essere presente nelle commissioni presso il ministero dell’Ambiente. Io credo che, se vogliamo avere momenti veri di confronto e di partecipazione, questo problema esiste anche a quel livello: esiste per le organizzazioni sociali così come esiste per le varie associazioni ambientaliste. Dopo di che è evidente che il sindacato ha un compito proprio, ha una sua propria attività vertenziale, quindi non esaurisce la propria attività nelle commissioni, nelle audizioni presso la Regione o presso i ministeri. Però un raccordo con le forze sociali, con il Sindacato e con le organizzazioni imprenditoriali credo che consenta di affrontare con maggiore concretezza i problemi della politica ambientale.

Tornando alla direttiva Seveso, noi abbiamo tutti considerato questa direttiva come un atto politico importante, pur sapendo che essa non esaurisce i problemi e per certi aspetti è una direttiva minimale, come diceva Andreis. A maggior ragione è scandaloso il fatto che una direttiva, che pure non è particolarmente ambiziosa nel suo impianto, non sia ancora stata realizzata.

Ce quindi bisogno di fare, intanto, un primo atto politico, concreto e impegnativo, che segni un primo avvio di svolta rispetto alla pratica del passato per cui da parte dei governi i terni dell’ambiente sono stati considerati come temi assolutamente marginali, secondari, subordinati ad altri. Occorre un primo atto, ed è decisiva la questione dei tempi per cui e preferibile una soluzione mediata, sulla base di una sintesi ragionevole, di un compromesso ragionevole fra le parti, tra i vari soggetti interessati, piuttosto che continuare in una ricerca perfezionistica che ci porterebbe a tempi lontani.

Ho presente una vignetta di Altan, dove spiega che il dibattito nella sinistra sarebbe tra due tesi: niente e subito, e tutto e mai. Ecco, noi non siamo né per l’una né per l’altra di queste tesi, siamo per una soluzione di gradualismo realistico, di ottenere dei risultati concreti anche se parziali. E poi occorre una politica più generale. Già nel convegno di marzo, quando abbiamo cominciato a presentarci come associazione, abbiamo sottolineato l’esigenza di una politica organica in materia ambientale; l’ambiente non è un problema di settore, è un problema trasversale, che interessa quindi l’insieme delle scelte politiche. Non basta quello che può fare il ministero dell’ambiente, se non c’è un indirizzo politico generale dell’intero governo.

Occorre quindi una politica, e qui siamo ancora in evidente ritardo. Noi abbiamo dato un apprezzamento positivo sugli orientamenti che il ministro Ruffolo ha espresso; rispetto ai suoi predecessori è evidente un salto di qualità, un più alto rigore politico e culturale. Certo sono evidenti anche le difficoltà e noi non vogliamo dare qui un giudizio definitivo, ne d’altra parte spetta a noi dare delle pagelle. Come associazione e come movimento sindacale ci confrontiamo di volta in volta e cerchiamo di dare un contributo. È importante comunque che con il ministero dell’Ambiente questo dialogo si sia avviato, che ci sia un rapporto di attenzione reciproca. Anche oggi abbiamo sentito, da parte di Ruffolo, alcuni orientamenti, alcuni impegni sul quali tuttavia pesa l’attuale situazione di crisi latente, per cui tutti i problemi che abbiamo affrontato sono esposti a questo elemento di incertezza politica, che speriamo possa risolversi al meglio nei prossimi giorni.

Infine, voglio riprendere un problema che è stato presente nella discussione: il rapporto tra i problemi di difesa ambientale e i problemi dello sviluppo, e in questo quadro rilievo che hanno i temi vivi propriamente sindacali i temi dell’occupazione e delle condizioni di lavoro dei lavoratori. Nel momento in cui abbiamo deciso di costituire l’associazione ambiente e lavoro siamo partiti proprio da questo punto, e dalla convinzione che sia assolutamente nefasta una tendenza che porti a scindere questi due elementi. C’è da combattere la tendenza, presente qualche volta nel movimento sindacale, a una difesa corporativa, a una linea di aziendalismo che non tiene conto dei problemi più generali dello sviluppo, così come è assolutamente sbagliata una linea di approccio ai terni dell’ambiente che non cerca di coinvolgere in positivo anche il mondo del lavoro e di rispondere ai problemi di sicurezza, di occupazione e di sviluppo.

C’è una contraddizione potenziale tra questi due aspetti, che va però affrontata e governata. Questo è il problema che noi ci siamo posti, cercando di costruire positivamente un rapporto tra questi due elementi, tra ambiente e sviluppo.

Capisco che non tutte le forze debbono necessariamente collocarsi in quest’ottica; ciascuno fa la sua parte, altre associazioni si pongono meno di noi questo tema. Io credo però che sia interesse generale cercare di vedere le cose così, altrimenti da una rottura tra il movimento operaio e il movimento ambientalista verrebbero delle conseguenze negative per quanto riguarda anche la tenuta di uno schieramento democratico di sinistra, conseguenze negative per quanto riguarda la capacità di affrontare e di risolvere i problemi.

Per questo vogliamo avere un confronto permanente con le associazioni ambientaliste, con il movimento verde, in modo da superare ciascuno le proprie unilateralità. Per questo abbiamo citato il referendum di Massa come un esempio non positivo; senza fare qui la ricostruzione dei fatti, senza cercare quali siano le responsabilità, è però evidente che in questo caso non c’è stata da parte di nessuno la capacità di governare la situazione e di trovare degli sbocchi. Per cui si è arrivati al referendum, un referendum che sanziona questa spaccatura tra i lavoratori di quella fabbrica e la città.

Occorre vedere in anticipo come affrontare e risolvere i problemi: aprire delle vertenze, costruire delle piattaforme concrete che affrontino i problemi della sicurezza, affrontare dov’è necessario il problema della rilocalizzazione delle aziende là dove non esistono più le condizioni per il loro permanere dentro un tessuto urbanizzato. Occorre anche una strumentazione legislativa che consenta di affrontare questi problemi.

L’importante è partire da un’analisi concreta delle situazioni, vedere non in termini ideologici ma in termini concreti, scientifici, quali sono gli elementi reali di rischio, le condizioni necessarie di sicurezza, le misure da adottare e insieme, come forze della sinistra, come movimento sindacale, forze politiche e forze ambientaliste, cercare di costruire degli sbocchi positivi. Detto questo, ribadendo il giudizio positivo sui lavori di questo nostro convegno, io credo che noi potremo nel prossimo futuro continuare anche con incontri più ristretti, più operativi, mantenendo un collegamento, un rapporto con i vari interlocutori che sono stati presenti anche qui, con le associazioni ambientaliste, con i gruppi parlamentari, facendo funzionare quel patto di impegno ambientale sottoscritto da numerosi autorevoli esponenti dei gruppi politici, con le istituzioni, a livello regionale e milanese, per avere momenti più operativi e di approfondimento, e per vedere come stanno le cose nella realtà della Lombardia.

Voglio infine ricordare il suggerimento di Vigevani per un’iniziativa, nel prossimo anno, intorno ai problemi della lotta contro il cancro. Noi già abbiamo lavorato su questo tema, dedicando una sessione del convegno di marzo alla questione dei cancerogeni, abbiamo quindi un lavoro già avviato. Credo che questo suggerimento debba essere raccolto, riservandoci di valutare meglio quale contributo può essere dato dalla nostra associazione e verificando con il movimento sindacale e con le altre forze un piano operativo, un piano di iniziativa politica da concentrarsi nel 1988. Ringrazio ancora tutti del contributo importante che abbiamo ricevuto, della partecipazione, dell’attenzione. Arrivederci alle prossime iniziative.



Numero progressivo: A43
Busta: 1
Estremi cronologici: 1987, novembre
Autore: Riccardo Terzi
Descrizione fisica: Pagine rivista
Tipo: Relazioni
Serie: Scritti Sindacali - CGIL -
Pubblicazione: “Dossier ambiente”, novembre 1987, pp. 47-49